LA PICCOLA CLUNY

La cittadina di San Benedetto Po, che rientra nel circuito dei borghi più belli d’Italia, fu uno dei siti cluniacensi più importanti tra i più di mille che sorsero nell'Europa medievale. Il suo antico nome, San Benedetto in Polirone, deriva dal monastero benedettino fondato nel 1007 da Tedaldo di Canossa sull’isola che sorgeva tra il Po e il Lirone, un ramo del grande fiume,  oggi scomparso.

Nel 1077, Matilde di Canossa donò l’abbazia a Gregorio VII: il papa la unì al monastero di Cluny in Borgogna, dando a quest’ultimo il potere di nominare l’abate di Polirone.

Il cenobio mantovano aumentò l’attività di miniatura, costruì chiese e chiostri, acquistò terre, diventando una sorta di Cluny dell’Italia settentrionale. Nel tempo l’abbazia divenne un attivo centro intellettuale, promuovendo non solo gli studi teologici ma anche la cultura artistica: i monaci commissionarono lavori al Correggio e a Giulio Romano, e ospitarono personalità illustri quali Martin Lutero, Paolo III, Giorgio Vasari, Torquato Tasso e Palladio.

È un paesaggio, quello di San Benedetto Po, in cui i rumori della vita produttiva si perdono nei silenzi della campagna costellata di oratori, ville abbaziali, pievi matildiche, caseifici e corti agricole, dove la preziosa opera di bonifica dei monaci è ancora visibile nelle idrovore monumentali e storiche.

Si entra in San Benedetto dall’ingresso del monastero, che conserva i cardini dell’antico portale, e ci si trova nella maestosa piazza, rimasta intatta nelle dimensioni che aveva nel medioevo.

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La basilica abbaziale ci accoglie con la sua imponenza e la meravigliosa architettura che disegnò il genio di Giulio Romano, tra il 1540 e il 1545, riedificando – senza demolirle – le vecchie strutture romaniche e gotiche, e adottando soluzioni originali per far convivere i diversi stili architettonici in un insieme raffinato e omogeneo. Nell’ambiente tra il transetto e la sagrestia si trova la tomba di Matilde di Canossa, un sarcofago in alabastro sorretto da quattro leoncini di marmo rosso. Il corpo di Matilde riposa dal 1633 nella basilica di San Pietro a Roma.   

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La visita al complesso monastico prosegue nel chiostro dei Secolari, il luogo dove venivano accolti i pellegrini, gli ospiti e i forestieri. Un sito di sicura suggestione è il chiostro di San Simeone,  in stile tardogotico, databile tra il 1458 e il 1480, dove si trovava il giardino  dei semplici con le erbe medicinali per curare i malati.

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Su piazza Matilde di Canossa si affaccia anche il refettorio monastico, costruito nel 1478: un salone diviso in quattro campate, coperte poi da volte a crociera. Nel 1510 Gregorio Cortese, umanista e giurista di Modena, chiamò a decorare la parete ovest due artisti: il veronese Girolamo Bonsignori che dipinse l’Ultima Cena su una tela incastrata sul muro (visibile qui eccezionalmente in questo periodo in quanto solitamente è conservata nel Museo Civico di Badia Polesine) e il giovane Correggio, che tra il 1513 e il 1514 affrescò l’architettura dipinta che doveva incorniciare il Cenacolo.

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Il complesso è oggi visitabile. Arrivati sulla piazza, dirigetevi all’infopoint per l’acquisto del biglietto. Dalla finestra l’addetto vi fornirà tutte le informazioni per la visita che può tranquillamente essere gestita in autonomia tramite l’utilissima audioguida che trovate sul sito del comune.

Terminata la visita, è d’obbligo immergersi nei profumi e nei sapori del Mantovano che vanta un impeccabile curriculum quanto a specialità enogastronomiche.

A pochi km di distanza troviamo l’Azienda agricola Bugno Martino dove si produce un ottimo Lambrusco Mantovano. Raffaella e Giuseppe si dedicano anima e corpo alla vigna, rispettandola e facendo attenzione ai suoi equilibri con un sistema di coltivazione biologica al 100%,  bandendo prodotti chimici e diserbanti. Da questa filosofia scaturisce un ottimo vino che potete degustare durante la visita guidata della cantina. Dopo avere camminato nelle vigne, accompagnati da simpatiche lepri e da alcuni fagiani selvatici, e seguito le interessanti spiegazioni di Giuseppe sulla coltivazione e la raccolta dell’uva, Raffaella vi farà degustare i vini della cantina accompagnati da ottimo salame e Parmigiano locali (sì Parmigiano perché San Benedetto Po è il primo paese della zona del Parmigiano).

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Se ancora non siete soddisfatti e volete portare a casa con Voi qualche altra leccornia locale, vi consiglio di recarvi a Coazze di Moglia al caseificio Azzoni per acquistare il Parmigiano Reggiano vincitore della medaglia di bronzo del World Cheese Awards e altri deliziosi prodotti caseari tutti rigorosamente prodotti con latte fresco.

A breve distanza, sempre a Moglia, fate uno stop alla macelleria Tosetti. Qui è d’obbligo l’acquisto delle salamelle mantovane. Dolci, ma saporite e poco grasse saranno le regine dei vostri barbeque casalinghi.